martedì 18 novembre 2014

"Mai dire Napoli" Le interviste impossibili: il benzinaio dei Ponti Rossi (puntata 3 di 6)

Sono stato a lungo combattuto su quale video scegliere come terza puntata della serie "Mai dire Napoli" - Le interviste impossibili.
Alla fine ho deciso di dare spazio ad un fuoriclasse assoluto, anche lui molto noto al grande pubblico per il suo autocontrollo a rilascio progressivo: il gestore della pompa di benzina ai Ponti Rossi.
Questo personaggio è uno dei miei preferiti perchè incarna perfettamente uno degli stereotipi da me più studiati: il cosiddetto "scienziato napoletano". Lo scienziato napoletano è colui che sa un pò tutto senza sapere in realtà quasi nulla, una sorta di esperto di tutto e di niente, un "caso umano" che affolla le strade di Napoli fin da quando ci misero piede i primi coloni greci.

Saranno in pochi a non conoscerlo ancora.
Eccovelo nella sua più celebre e pacatissima arringa.
Come ogni prototipo del suo genere inizia bene finchè l'udire la sua stessa voce non lo ringalluzzisce facendogli perdere la pazienza e il self control.


Ma andiamo adesso all'analisi della sua splendida intervista.
Si parte come di consueto con l'introduzione della cronista che rompe il ghiaccio chiedendo:

- "Allora, io vorrei far parlare la gente perchè noi venimmo quanto tempo fa qui?"
(diciamo che già si parte "alla grande" con una domanda posta con costrutto quantomeno bizzarro, probabilmente frutto di intenti inizalmente diversi)

via con la risposta del benzinaio

- "15 giorni fa. Siete venuti e vi ho denunciato questa cosa che il ponte non (a) stava bene e vi dico ancora che non sta bene nemmeno nelle ringhiere perchè là purtroppo le ringhiere il ponte è stato fatto sbagliato. E ve lo dico io."
(Straordinario inizio, seppur ancora pacato. Si parte con la confusione tra magistratura e televisioni private. Il Nostro era convinto che fossero i cameraman di una rete privata napoletana a dover raccogliere le denunce dei privati cittadini circa le negligenze nei Lavori Pubblici. Pertanto tiene a precisare che 15 giorni prima dell'attuale visita lui aveva già provveduto a denunciare "questa cosa che il ponte non stava bene". Con ogni probabilità l'incomprensione si è avuta per colpa dell'eccessivo grado di istruzione della troupe televisiva che in seguito alla suddetta denuncia aveva avvisato il personale sanitario dell'Ospedale Cardarelli avvertendo che un tale Sig.Ponte aveva probabilmente bisogno di un medico perchè non stava bene. Arrivata in loco l'ambulanza ha trovato chiuso il ponte, ha constatato che non ci fosse alcuna emergenza sanitaria e avrà fatto rientro alla base per consentire ai portantini di vedere almeno il secondo tempo della partite del Napoli.
Ad ogni modo nessun problema perchè, come ci avvisa il prode benzinaio, "il ponte ancora non sta bene nemmeno nelle ringhiere, perchè il ponte è stato fatto sbagliato". Si prescive Risonanza Magnetica delle ringhiere per sospetta sbagliatura congenita del ringhieraggio.
Conclude con un perentorio "e ve lo dico io" che non lascia spazio a nessun'altra replica se non quella che di lì a breve si appresterà a fare la cronista).

- "Lei ha una pompa di benzina però mi sembra un tecnico"
(E' evidente l'ironia dell'affermazione, condita anche da una mezza risata che quasi le scappa mentre avanza il sospetto tecnicismo del benzinaio).

                                                       e qui parte il crescendo di Mozart...

- "Quasi un tecnico. Perchè io ho sentito parlare loro, perchè purtroppo stando qua io ho sentito parlare tutti loro...e automaticamente il ponte non è stato fatto bene. E' più stretto! E le ringhiere si trovano ancora in difficoltà per metterlo. Già hanno speso 70 milioni di €, non so, per fare il ponte. Io 50 milioni di €... 50.000 € di debiti ho fatto per tenere l'impianto aperto. Mò vuless sapè na cosa: stamattina se n'è carut' a strada, ve l'ho detto 15 giorni fa ca stu pont se ne carev'...MA CHE SANG E CHI V'E' MUORT ATA PASSAT'...ma o' vulit venì a verè stu spaccimm e pont!!! Ma io ve l'agg ritt', 10 anni ce vonn pè metter n'ata vota a via come si deve...ve l'ata magnat e sord'??? E i 50.000 € a me chi m'è dà ra pomp'???"
(E diamo inizio alle danze. Ecco lo scienziato napoletano, laureando in ingegneria civile "promiscui causa". Lui ha sentito gli ingegneri del comune parlare sul cantiere e gli operai al lavoro e pertanto adesso è QUASI UN TECNICO. Un pò come se io dicessi che, dal momento che sotto casa mia si trova una farmacia, AUTOMATICAMENTE, siccome io tengo spesso la finestra aperta e sento la farmacista parlare, SONO QUASI UN FARMACISTA. Pertanto gioite tutti perchè ognuno di noi è nell'ordine e sempre automaticamente: quasi un medico, quasi un avvocato, quasi un giornalista, quasi un allenatore di calcio, quasi un professore di matematica, quasi un barista, quasi uno speleologo, quasi una madre anche se è uomo, quasi Barbara D'Urso, quasi un padre anche se è donna, quasi un astronauta. Quasi tutto. Meraviglioso spaccato antropologico offerto dal nostro benzinaio, con la collaborazione della Italiana Petroli (IP). Grazie.
Potrei anche finire qui ma almeno non prima di aver fatto notare un altro vizietto dell'italiano (e pertanto del napoletano, che dell'italiano è ineguagliabilmente l'avanguardista assoluto). Intanto si danno i numeri parlando di spesa pubblica e dicendo che per fare un ponte di 20 metri sono stati spesi 70 milioni di euro, cifra immediatamente seguita dalla precisazione "NON SO" che lascia intuire la derivazione di questi numeri dal bussolotto della tombola...inoltre ognuno di voi potrebbe essere ingannato dalla forza di cotanta vibrante protesta popolare, pensando che qui c'è un popolo che si ribella agli sprechi del denaro pubblico. EH NO! Attenzione, non è così. Il virtuoso e controllatissimo benzinaio chiarisce subito che la protesta è squisitamente personale e privata chiosando "e i 50.000 € a me chi m'è dà ra pompa?".


Ecco. E' questo che deve colpire la nostra attenzione: ognuno se ne fotte delle esigenze del pubblico e della comunità. Anzi, una comunità neanche esiste nelle loro teste. Ci sono solo loro e i loro problemi personali (degnissimi di nota, per carità). Ma io non riesco a far passare inosservato il concetto che, sfuggendo la sensibilità del COMUNE, si finisce col perdere inevitabilmente anche l'interesse privato e personale.
E quando (se) il napoletano capirà questo avremo tutti il ritorno alla luce della più bella e importante città del Mediterraneo contestualmente a un vero RISORGIMENTO nazionale, non quella cosa posticcia da sussidiario di quarta elementare.

Viva Napoli!
Viva l'Italia!

"Comprendere i propri limiti significa evolvere verso la meta della vera conoscenza"
- Giambattista Vico -

Simone

lunedì 20 ottobre 2014

"Mai dire Napoli" Le interviste impossibili: Occupazione case a Ponticelli (puntata 2 di 6)

Bentornati qui per una nuova avvincente puntata di "Mai dire Napoli" - Le interviste impossibili.

Quest'oggi trattiamo l'annoso problema dell'occupazione delle case popolari.
Inizierò col dire che la casa è un diritto di tutti e ad ogni costo il diritto all'abitazione va garantito alla cittadinanza e difeso dalla speculazione edilizia e di mercato.
Detto ciò è bene chiarire che ci sono dei limiti anche all'esercizio di qualsiasi diritto. Parlando di case popolari il diritto ad avere un'abitazione termina laddove le organizzazioni criminali intendono avvalersi del malcontento popolare onde sostituirsi alle istituzioni per lucrare sull'assegnazione "di fatto" delle abitazioni di edilizia popolare, facendo così in modo da non livellare le opportunità e tenendo alta l'indisponibilità di unità abitative. Così facendo il "Sistema" provvede ad assegnare le case in base ad un'occupazione abusiva delle stesse dietro pagamento di un pigione che, eufemisticamente, potremmo definire molto "calmierato". Nemmeno l'allocuzione "concorrenza sleale" può rendere degnamente l'idea di ciò che si cela dietro al problema in questione.
In sostanza, lo Stato costruisce le case popolari con i soldi della cittadinanza, la criminalità se ne appropria indebitamente facendole occupare da chi vuole e riscuotendo da costoro degli "affitti" a prezzi notevolmente inferiori rispetto a quelli che sarebbero altrimenti dovuti alla comunità.
E' un pò come se io mi appropriassi di una struttura ospedaliera afferente al sistema sanitario nazionale e la rendessi il mio studio medico privato chiedendo ai pazienti per gli esami diagnostici e le visite meno della metà di quello che costa il ticket "normale". Sarebbe sicuramente un business fruttuosissimo, tanto i medici, la struttura e le attrezzature sono pagati interamente dallo Stato.
E' ovvio che un tale sistema di cose non può essere tollerato e nemmeno il diritto alla casa può giustificare tale sopruso e prevaricazione dannosi per chiunque tranne che per la malavita e la politica che da essa trae beneficio e soprattutto consenso elettorale.

Ma veniamo al caso specifico.
Il teatro (è proprio il caso di dirlo) dell'episodio odierno è uno dei quartieri più degradati e fatiscenti di tutta l'area periferica napoletana: Ponticelli.
Ponticelli è un ignobile ammasso di palazzoni costruiti male, dove l'amianto la fa da padrone ancora oggi, dove non esistono servizi, dove il fenomeno della "dispersione scolastica" non solo è presente ma addirittura è in aumento (roba che oggi non accade più nemmeno nei paesi in via di sviluppo), dove le strade sono vialoni enormi costruiti apposta per le fughe e gli agguati, dove il degrado è l'unico arredo urbano, dove volutamente non si ritira l'immondizia ed è tutta una discarica a cielo aperto, dove sotto il viadotto autostradale esiste il più grande mercato clandestino di ricambi per aeromobili d'Europa, dove i taxi non arrivano e i mezzi pubblici a stento si spingono, dove se non ti conoscono ti chiedono dove devi andare e cosa devi fare ed è molto meglio per te se fai esattamente ciò che dichiari a questa sorta di "dogana" ufficiosa.
Questa è Ponticelli. E dico ciò con il massimo del rispetto. Anzi, lo dico proprio per dare dignità a Ponticelli e alle persone che ci vivono.
Perchè a Ponticelli, nonostante tutto ciò, è presente un tasso di solidarietà sociale enorme e sono presenti decine e decine di associazioni laiche e cattoliche impegnate in attività culturali, sociali, sportive e di volontariato, sostituendosi integralmente a ciò che più manca in loco: lo Stato.

Dico ciò perchè la gente perbene che ci vive non può preferire il silenzio e l'oblìo mentre i malviventi vorrebbero esattamente quello, essere "dimenticati", continuando ad essere i padroni di fatto di un quartiere grande quanto una cittadina del centro-nord d'Italia, ma con il doppio degli abitanti (attualmente circa 85.000!!!).
Perciò va detto chiaro e tondo: Ponticelli, purtroppo, fa schifo.
Molti napoletani non sanno nemmeno dove si trovi Ponticelli, mentre qualsiasi articolo di informazione, che sia satirico o serioso, deve specificare quantomeno l'antefatto e lo scenario, soprattutto se ciò può chiarire meglio al lettore ciò che leggerà.


"O' SINDAC' RO CAZZ" - La signora di Ponticelli

Qui il reportage d'assalto è firmato dai coraggiosi giornalisti di Pupia.tv
I fatti vengono riassunti brevemente dallo speaker in apertura di servizio, senza mezzi termini: "...hanno atteso che la notte arrivasse ed hanno occupato queste palazzine nel rione De Gasperi di Ponticelli. Case nuove, ancora in costruzione, in pronta consegna dal mese di giugno, occupate soprattutto da donne che chiedono un'abitazione dignitosa per la loro famiglia. Mentre iniziavano le operazioni di trasloco sono arrivati gli uomini della Questura di Napoli e della celere con la Polizia Municipale per sgomberare le case. L'operazione, non semplice, è durata per tutta la mattinata, i poliziotti hanno sgomberato una struttura alla volta entrando in ogni appartamento, chiedendo agli occupanti di aprire o sfondando la porta d'ingresso. Non ci sono stati incidenti ma in alcuni momenti la tensione è salita alle stelle. Una donna infatti, dopo aver minacciato di darsi fuoco, ha mimato più volte il gesto di lanciarsi dal balcone del secondo piano, poi si è seduta sul davanzale ed ha sfidato la Polizia. Un responsabile della Digos l'ha poi convinta a uscire con calma. Ecco cosa chiede questa donna...".Tutto ciò è inquietante fin dalle primissime battute.
Nemmeno un episodio della saga di Twilight si apre in modo così tetro: "...hanno atteso che la notte arrivasse...". Non è esagerazione mediatica, è proprio l'alba dei morti viventi, è un horror di Quentin Tarantino, è "Dracula" di Bram Stoker.

Ah no, è Ponticelli. E' Napoli. E' l'Italia. Ed è pure il terzo millennio.
Il video prosegue, vengono inquadrate le palazzine di edilizia popolare che il Comune sta per ultimare. Non sono neanche così drammaticamente oscene, sono colorate, sono moderne, sono nuove. Sono pertanto appetibilissime; un'occasione che la camorra non può farsi sfuggire assolutamente. Ed allora ecco l'esercito delle donne... Ricordate ciò che scrivevo nella prima puntata sul ruolo della donna nella società prettamente matriarcale alle nostre latitudini? Ebbene anche qui si ripropone la donna come membro principale della guerra che si chiama quotidianità. E' evidente il controsenso che sta nel chiedere un'abitazione dignitosa per poi procedere, nottetempo, all'occupazione indebita ed illegale di alloggi che saranno pronti di lì a breve per essere destinati proprio a coloro che hanno bisogno di un'abitazione dignitosa e non possono permettersela.
Ricorrerò ancora una volta ad un esempio: se io sono un paziente in dialisi che attende un trapianto renale e di lì a poco sto per essere il destinatario del prezioso organo vitale non vado ad assassinare il primo che capita per ottenere subito un nuovo rene.
Ecco, appare chiaro che costoro non erano le persone che avrebbero dovuto beneficiare dell'alloggio popolare.
Le donne vanno avanti, sono i soldati "puliti" di questa guerra alla legalità e alla civiltà. Al limite sale un pò la tensione ma con le donne non si degenera in guerriglia urbana. La camorra non vuole o' burdell'. O' burdell è caos, attira gli sguardi, fa male agli affari, agli altri affari che proliferano nel quartiere...

Riportata la calma, ecco cosa chiede la signora.
Io non tralascerei il come, lo chiede.
Analizzo punto per punto:

"Eram' occupà...amm' fatt' a nuttata, amm' pigliat fridd, famm...e aropp' ce ne simm asciut cu na man' annaz e n'ata aret"

 La signora, visibilmente alterata sia nell'espressione che nel tono di voce, inizia col dire pacatamente che DOVEVANO OCCUPARE (eram' occupà). Già questo deve far riflettere il lettore attento...chi ha imposto l'occupazione? La domanda è praticamente retorica.
Poi passa a lamentarsi velatamente che per compiere questo gesto di civiltà hanno dovuto subìre delle noiose conseguenze quali una infreddatura e il dover saltare la cena...e tutto ciò per concludere con un frustrante nulla di fatto (ce ne simm asciut cu na man annanz e n'ata aret').
 

"Pè me era giusto pecchè, parlann e me: 1) m' puzz e famm, 2) nun tenimm fatic', 3) nu pison' e 500/600 eur o' mese nun o' putimm pavà"
Senza che nessuno le chieda se ritenga giusto o meno occupare abusivamente delle abitazioni ancora in costruzione destinate a persone indigenti come (ipoteticamente) lei, la signora provvede a chiarirci che tutto ciò è senz'altro giusto. E ci mette anche al corrente di 3 circostanziatissimi motivi, almeno per quanto riguarda lei: 1) si trova in serie difficoltà economiche, cosa che evidentemente in questa "cultura" giustifica tutto...2) l'assenza di lavoro. Ed ecco che torna l'immancabile protesta contro la disoccupazione cronica, che mai può mancare in qualunque forma di dissenso popolare che si rispetti, anche se si protesta contro l'invasione delle cavallette..3) l'insostenibile pesantezza di un affitto iniquo da 500 € mensili, concetto che sottende la disapprovazione per le tariffe comunali, sensibilmente più alte di quelle pretese dalla criminalità organizzata, che pertanto viene pericolosamente vista come tutrice di posizioni subalterne.

"Chi è sagliut' a cap' e cazz? Avasciasser' e pesun' e nuje i malamente nun e facimm', c'affittamm a casa...però nu pisone ca o' putimm pavà. Pecchè amma mangià pure."
 Come diceva il caro vecchio Lubrano, la domanda sorge spontanea: chi si è permesso di salire presso le abitazioni occupate per procedere, inopinatamente, allo sgombero? Ovvero, come si permette la Polizia di fare il suo dovere? Se si desidera ottenere un risultato allora il Comune deve abbassare gli affitti e di conseguenza i malviventi diventeranno improvvisamente civilissimi cittadini che saranno ben lieti di pagare regolarmente un affitto...ma sia chiaro, un affitto che siano in grado di pagare! Perchè devono pur mangiare...
Il ragionamento non fa una piega, no? E' terribilmente semplice nel suo vilipendio alla logica civile.

"O' primm ca l'adda piglià #### è o' sindac ro cazz. Si s'adda j a berè e partite o' tiemp o tene, si adda aiutà a povera gente, o frat ro cazz nun s' fa verè. O' sindaco ro cazz'!"
 Ed eccoci finalmente alla ricerca del colpevole numero uno. Signore e signori, si, sempre e solo lui: IL SINDACO.
Lui è quello che deve essere turlupinato, il sindaco che così meschinamente mal rappresenta questa gente.
Non li ho mai sentiti parlare così di Achille Lauro (che fece precipitare per primo nell'Ade quelle circoscrizioni nel secondo dopoguerra) oppure di Bassolino (non credo ci sia bisogno di citarne le "gesta") o anche di Rosa Russo Iervolino (plebiscitata addirittura con il 79% dei voti alla seconda elezione a Sindaco di Napoli nelle circoscrizioni di Secondigliano-San Pietro a Patierno oppure con il 66% nella VI Municipalità, "la famigerata", Barra-Ponticelli-San Giovanni a Teduccio, nda). Stranamente i passati sindaci erano tutti virtuosi, per loro. E sottolineo PER LORO.
E quindi sotto con la critica nazional-popolare per cui un sindaco può inquinare un territorio, saccheggiare i fondi europei e statali per lo sviluppo, far ingrassare i consulenti/parenti creando emergenze continue, scempiare il paesaggio. Un sindaco può macchiarsi di peculato, corruzione, nepotismo, appropriazione indebita ma non può andare allo stadio a guardare la partita del Napoli. Se organizza eventi, segue le sorti dell'unica squadra della città, favorisce la cultura, predilige l'ambiente al cemento, favorisce la limitazione del traffico allora è O' FRAT RO CAZZ, uno stupido. In una città dove "bravo ragazzo" è un'offesa il sindaco virtuoso è un ostacolo, un problema, nel migliore dei casi un perditempo.
Dovrebbe aiutare la povera gente come lei.
Se fosse in grado di capire e farsi aiutare magari, oppure se non avesse, tanto per restare in tema di espressioni folkloristiche, "o' mariuol 'ncuorp". Ovvero se non ci fosse un'atavica contiguità tra malavita e malcostume, tra ignoranza e sottosviluppo.
Perchè Napoli è l'Italia. O quantomeno il suo specchio annerito. 
E infine la chiosa: "O' sindaco ro cazz!"
 L'insulto è sempre l'ultima parola, da queste parti.
Che cali il sipario, dunque.
Che continui lo scempio.

Simone

mercoledì 15 ottobre 2014

"Mai dire Napoli" Le interviste impossibili: Sett, ott e nuje (puntata 1 di 6)

La NAPOLETANITA' è fatta soprattutto di persone che dalle mie parti vengono definite "personaggi" quando hanno dei tratti caratteriali (più spesso psicotici) che li rendono degni di particolare attenzione.
Ogni paese dell'hinterland partenopeo ha almeno un personaggio di riferimento, divenuto nel tempo personaggio "celebre".
Alcuni di loro hanno, grazie a Dio, rilasciato interviste che sono un segno tangibile di quanto sto dicendo ma che rappresentano anche la sintesi dell'essere "popolano" a Napoli e in provincia.
Queste interviste sono diventate veri e propri "cult", quasi un simbolo dell'appartenenza territoriale, emblemi del carattere di popoli simili ma diversissimi anche se vivono ammassati nell'agglomerato urbano a più alta densità abitativa d'Europa.
Queste "voci popolari" non devono solo farci vergognare o prendere le distanze. Devono farci riflettere e vanno analizzate più attentamente.
Dopo le giustificate risate iniziali anche io ho provato ad andare più a fondo: ecco cosa ne è venuto fuori.
Sotto con la disamina approfondita, dunque.

Questo ciclo di interviste-choc dal titolo "MAI DIRE NAPOLI - Le interviste impossibili" è composto da 6 indimenticabili interviste.
La prima è forse la più celebre.

Buona visione e buona riflessione.

"SETT, OTT E NUJE" - La signora di Torre Annunziata
 

Vorrei aprire questa prima puntata di "MAI DIRE NAPOLI: Le interviste impossibili" con un sentito ringraziamento alla redazione di Metropolis, vero e proprio quotidiano di guerra, sempre in prima linea nel denunciare e portare all'attenzione del pubblico le gravissime realtà malfamate o disagiate di Napoli e provincia, con tutte le difficoltà e i rischi che ciò comporta.

La puntata di oggi si apre, fortunatamente, con un'introduzione del giornalista di Metropolis che spiega l'antefatto nel primo minuto di video: un incendio di natura colposa sviluppatosi all'interno di un'abitazione privata in un parco di edilizia popolare a Torre Annunziata.
Quel che segue, con l'intervista alla signora vittima delle fiamme, è semplicemente Storia.

Innanzitutto la nostra attenzione deve essere catalizzata dal linguaggio del corpo e da quello espressivo del volto: molto prima di iniziare a sentire parlare la signora è già chiaro all'ascoltatore il contenuto altamente aggressivo delle parole e il tenore delle accuse lanciate.
In primis: l'espressione del volto.
Il viso è assolutamente truce, accigliato, rabbioso.
Ma non fatevi ingannare! Non è certo l'evento infausto appena occorso ad aver provocato questa smorfia contrita e buia sul volto della signora in nero. La maschera di cattiveria è fisiologica in questi casi.
Secondo aspetto: la postura del corpo.
La testa è ostentatamente alta, la donna è quasi in iperestensione cervicale. E' un evidente segnale di grinta, una prova di forza, un'aperta sfida all'interlocutore, chiunque egli sia. Prima ancora di proferire parola è già chiaro che la signora stia dicendo: "vieni viè...io stong ccà...jamm bell, famm a domanda".
Terzo aspetto: le mani.
Le mani sono forzatamente conserte sotto le ascelle, quasi in autocostrizione onde evitare di essere menate come fendenti su chiunque osi avvicinarsi, sono un segno di chiusura e indisponibilità dialogativa. Le spalle alte completano la "corazza" e rendono la piccola signora un gigante di personalità preponderante al cui cospetto avvicinarsi quantomeno con prudenza.
Quarto aspetto: la folla che la circonda.
Questo rende chiaro a tutti l'innata propensione alla teatralità del napoletano. I convenuti sono tutti a "distanza di sicurezza" dalla signora, quasi in segno di rispetto, formando una scenografia di comparse che assumono, forse inconsapevolmente, la stessa identica espressione e postura della riconosciuta matrona. Non ci scordiamo che a Napoli la società popolare è spesso di matrice fortemente matriarcale e questa intervista lo chiarisce lampantemente. Sembrano tutti disposti in modo che possa essere solo la celeberrima signora a dover parlare al microfono.
E dunque che così sia, che parli solo lei.

- "Signora, cosa è successo?" (a dire il vero questa è una domanda appena appena retorica, ma il passo da fare per giungere da Metropolis alla CNN è ancora lungo per il giovane giornalista)
- "E' succiess ca m'agg appicciaut, a cas s'è distrautt, e o sindac m'adda venì a metter a cas a paost'...nu bellu mensil ca tenev bell astipat' nun o teng chiauu" (fermi tutti! Intanto vorrei farvi notare il fenomeno della sovrapposizione della Casa con la propria stessa persona da parte di qualsivoglia donna di casa del Sud. La signora, infatti, parla come se lei stessa avesse preso fuoco
("è succiess ca m'agg appiacciaut") mentre, evidentemente e fortunatamente, non è così. Dopodichè torna a ripetere la domanda appena posta nella risposta che sta per dare denotando aggressività allo stato puro! Inoltre dire ciò che evidentemente è accaduto e i relativi cenni del capo ad indicare i resti della casa ancora fumante sono chiari sintomi di come la signora sia spazientita per la retoricità della domanda. Ma è il terzo punto che suona rivoluzionario: a seguito di un incendio colposo provocato da un fornellino a gas in un'abitazione privata E' IL SINDACO L'UNICO E DIRETTO RESPONSABILE. Motivo per il quale viene intimato a rendersi utile nelle operazioni di recupero dell'intonaco e del mobilio ivi presente. E infine come non ricordare come si opera un risparmio oculato: sotto il materasso, è ovvio! E se la casa andasse a fuoco? Ecco che il "bel mensile così faticosamente risparmiato" non c'è più...ed anche qui la precisazione sulla somma andata, letteralmente, in fumo è in realtà una richiesta di risarcimento.)
- "Quante persone vivono nella vostra casa?" (giustamente l'intervistatore tende a voler dare più peso al fattore umano che non a quello economico dell'incresciosa vicenda...)
- "Quanta person vaiven? Io, mia figlia...simm sett ott e nuje...(voce fuori campo: i bambein Marììì!!!)...cu tutt i bambein. Stann a scol' mò e bambein, teng sul a chell ca freva nguoll, ngaopp...c'amma fà, o' sindac adda venì ccà immadiadamaaaaaend, pecchè nun addà fa a chi figl e a chi figliastr'. I figl miei nun fatic' nisciaaauuun!!!" (questa è la parte più difficile e intrisa di significati di tutta l'intervista. Specialità del napoletano è esprimere decine di concetti in pochissime parole e per interpretarli bisogna essere attenti ed esperti. Dunque, innanzitutto possiamo percepire il fastidio della donna dal fatto che ripeta ancora una volta nella risposta la domanda appena pòstale. Probabilmente non gradisce che l'attenzione venga spostata dal mensile andato perduto per parlare "semplicemente" degli abitanti dell'appartamento e dei rischi connessi alla loro eventuale presenza in loco al momento dell'incendio. Dopo un rapido quanto approssimativo calcolo di quanti componenti familiari abitino in realtà l'appartamento dove lei stessa vive, ecco un momento molto importante dell'intervista: la voce fuori campo. E' chiaramente udibile, appena dopo che la signora pronunci il famosissimo "simm sett ott e nuje", un'altra formidabile matrona che con voce tonante ricorda all'amica che tra le sette/otto persone facenti parte il nucleo familiare sono ricompresi dei bambini!!! Cosa che rende tutto molto più grave e tragico. In realtà è anche visibile per pochi secondi un "crocicchio" di iraconde matrone agitarsi intorno all'intervistatore. Ecco: da lì deve senz'altro venire la voce di colei che suggerisce delicatamente di tenere a mente la presenza di minori. Fantastico. A quel punto, ancor più ringalluzzita, la signora in nero cita che sarebbero sì in sette/otto ma compresi i bambini ("cu tutt e bambein", nda). Dopodichè si passa  all'excursus riguardante il fatto che i bambini frequentano regolamente le scuole dell'obbligo, eccezion fatta per colui le cui condizioni di salute precarie costringono ad un allettamento forzato ("teng sul a chell ca freva nguoll, ngaopp").
Ma ecco che l'argomento viene prontamente riportato con fiero cipiglio al nocciolo della questione: la responsabilità oggettiva del primo cittadino di Torre Annunziata riguardo l'incendio sviluppatosi fortuitamente in una abitazione privata. Io non so cosa abbia promesso ai torresi in campagna elettorale l'allora sindaco del paese vesuviano ma ho seri motivi di dubitare che abbia potuto garantire la totale assenza di corto circuiti o fughe di gas in ognuna delle case dei cittadini di Torre Annunziata durante tutto il suo mandato. E' per questo motivo che mi chiedo incessantemente perchè mai si pretenda l'intervento immediato del sindaco e il suo coinvolgimento personale, come se non bastasse invocarne quello istituzionale.
Infine è bene ricordare che qualunque cosa accada, dalla sconfitta del Napoli contro il Chievoverona all'eruzione del Vesuvio, nessuna protesta popolare degna di nota può concludersi senza la lamentela per la mancanza di lavoro cronica.
Naturalmente risulta che i figli della signora avevano tutti la loro occupazione, chi in un istituto detentivo chi nell'altro...


Non perdete la prossima intervista, in cui a Ponticelli una signora dai modi squisitamente vittoriani disquisisce dell'annoso problema degli sgomberi forzati delle case occupate.

ARRIVEDAAAERCI.


Simone

lunedì 13 ottobre 2014

Intervista alla madre di Hitler: "Adolf è un bravo ragazzo, stava solo scherzando".

 

Ciò che leggete nel titolo è quanto ho pensato immediatamente quando ho ascoltato l'intervista alla suocera di colui che ha seviziato il povero Davide con un compressore in autolavaggio di Pianura.

Lo so che non è corretto.
So benissimo che le prime cose da pensare dovevano essere "vergogna", "che schifo", "vorrei vedere se lo facessero a tuo figlio", "animale", "in galera e buttate la chiave", però io sono riuscito a pensare solo questo. Spiacente.
Ho immaginato una scena in bianco e nero in cui una signora intervistata nella solitudine del freddo inverno austriaco dà fondo al proprio bagaglio di "alibi inattaccabili" spiegando al giornalista che il suo Adolf "è tanto un bravo ragazzo, non poteva mai immaginare che mettendo le persone nel forno crematorio potesse nuocere alla loro salute".

Del resto, oggi, è la televisione che insegna.
Chi non ha mai potuto godere della proverbiale intervista ai vicini di casa di uno qualunque dei serial killer di provincia che dichiarano quanto buono e bravo fosse in realtà quell'assassino?
"Andava a letto presto, non faceva mai schiamazzi, andava a lavorare, salutava sempre quando passava".
E' l'ipocrisia al comando, sono le regole dell'ignorantissimo "vivere civile".

Sono stato a lungo in procinto di pubblicare il video dell'intervista alla "signora" di Pianura ma alla fine ho deciso di non darle ancora altra visibilità. Il tema dell'inopportunità della visibilità a tutti i costi è spinoso e molto delicato.
Mi sono vergognato per lei, lo dico senza timore.
Ho provato disgusto nel proporre anche il contributo video di cotanto scempio dell'umana ragione, chè a noialtri già bastano e avanzano le "gesta" del suo smaliziatissimo genero.

Ma l'errore è a monte.
Lo sbaglio lo fa l'informazione.

Quando Hitler capì finalmente che la sua follia non poteva prendere il sopravvento su millenni di cultura e umana ragione, il buonsenso gli suggerì un colpo di pistola alla tempia.
Veloce.
Giusto.
Definitivo.

Ecco. Gentile signora che lanci anatemi contro il sistema di cui fai pienamente parte, prova a portarmi pezzetti di cervello di quel degenerato di tuo genero.

Noi siamo esseri umani e dopo lo scempio non meritiamo il dileggio.

Fate la cosa giusta, gli animali di solito sanno per istinto qual è.


Simone

domenica 12 ottobre 2014

Nicòt: il salàce. Tutto quello che avrei voluto dire e invece mi tocca scrivere.

Nasce oggi "IL SALACE", per noia ma anche perchè oggi non gioca la Serie A.
Nasce questo blog perchè mi dicono sempre che dovrei scrivere di più ed io allora farò la cosa più rivoluzionaria che abbia mai fatto: gli darò retta. Giusto per fare qualcosa che non faccio mai.
Nasce anche perchè mi è venuto in mente al momento giusto: adesso.
Nasce perchè internet ci rende tuttologi e allora noi ne approfittiamo a mani basse.

Dunque, eccoci qua a scrivere non per il desiderio di criticare ogni cosa o per semplice divertimento ma
per analizzare SALACEMENTE la realtà che ci circonda e che ci investe con le sue notizie vere, false, scioccanti, insulse, gravi, inutili, ingannevoli.

Qui si scrive di tutto ciò che succede adesso, senza restrizioni, senza condizionamenti, senza limiti geografici e perfino senza errori di sintassi.
Qui si scrive di tutti coloro che vivono adesso.
Basta parlare solo del passato e del futuro, nessuno che pensi mai al presente. Forse perchè è il tempo più difficile da cogliere.
Qui si ironizza
, qui si denuncia e probabilmente si verrà denunciati, qui si fa ciò che ci dice la testa.
E se non sapete cosa vuol dire "salàce" non cercate su Google. Date soddisfazione a Giovanni Treccani, andate controtendenza per davvero e poi vantatevene pure sui social networks.

Ho scritto in un colpo solo sia la "presentazione" che le "regole" di questo blog. Spero vogliate seguirmi, che non sia per voi una perdita di tempo ma un appuntamento quotidiano con un modo diverso di approcciare ciò che ci riserva e ci sta riservando la vita.

Adesso.




Simone Nicòtina